La storia della marca francese Un Tapis à Paris comincia nel 1955 quando a Franck Pilloton, padre del fondatore Xavier, venne richiesta la realizzazione di un arazzo per la Chiesa di San Martino a Aron.
L’arazzo, lungo ben 11 metri, fu prodotto nei laboratori Pinton ad Aubusson.
Il decoro racconta degli episodi della vita di San Martino, il santo che tagliò il suo cappotto in due per donarne una parte ad un povero.
Da allora la famiglia Pilloton ha tramandato di generazione in generazione il sapere artigianale per realizzare tappeti di elevata qualità, decorati con disegni originali.
Ogni modello di tappeto, realizzato in edizioni limitate non superiori agli 8 esemplari, è firmato e numerato.
In queste immagini mostriamo i tappeti tondi e rettangolari della serie Place des Fetes, realizzati in lana e declinati in quattro colori.
Fra i tappeti realizzati su misura abbiamo scelto J pour Jaune firmato dall’illustratore francese Christian Roux e realizzato in lana neozelandese.
Il decoro celebra la solarità del colore giallo con una colata di vernice che scende lungo il tappeto.
Ci piace molto anche il tappeto tondo Grands Boulevards, realizzato in lana e bambù per l’eleganza del decoro e dei colori.
Le collezioni di Un Tapis à Paris vengono costantemente rinnovate grazie alla collaborazione con artisti e designer.
I tappeti vengono realizzati da produttori europei selezionati per le loro capacità tecniche.
Tappeti contemporanei francesi in edizione limitata
Il tappeto Thanks a Bunch di Nodus Rug è stato disegnato dallo Studio Job. Il tono ironico e originale che caratterizza i progetti dello studio di design di Anversa guidato dal duo Job Smeets e Nynke Tynagel appare chiaro già dal nome dato al tappeto, un gioco di parole che significa “grazie mille” ma che evoca con la parola “bunch” anche un casco di banane.
E infatti i motivi decorativi sono proprio delle banane stilizzate, un soggetto decisamente inconsueto per decorare un tappeto. Nonostante l’originalità del soggetto che ritrae i frutti in un modo allegro e ironico che ricorda quello dei cartoni animati e dei fumetti, il tappeto risulta elegante e sofisticato grazie anche al bordo completato con le frange nere.
Il tappeto Thanks a Bunch in lana a pelo alto è annodato a mano in Nepal. Il diametro è 220 cm ma è possibile averlo anche in altre misure.
Tappeti Danskina. Il sito Danskina si apre in home page con delle bellissime immagini dei fotografi Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes che ritraggono dall’alto alcuni dei tappeti prodotti dall’azienda olandese. Le fotografie mettono in evidenza i colori, le texture e la particolarità dei tappeti trattandoli come forme geometriche su cui si appoggiano gli arredi. Un linguaggio visivo impattante che riesce a raccontare con estrema sintesi l’eleganza contemporanea che caratterizza tutta la produzione Danskina.
Durante la prima edizione torinese della Oriental Design Week che ha avuto luogo dal 30 settembre al 5 ottobre negli spazi espositivi della Società Promotrice delle Belle Arti, Ankush Design Gallery Inc ha esposto la serie di tappeti BareCode dedicata ai dipinti dell’artista cinese Zhang Rui. Una collezione decisamente inusuale che, invece di essere decorata con i soliti disegni geometrici o floreali che siamo abituati a vedere sui tappeti, ritrae con stile fotografico immagini che sembrano tratte da un reportage. Le scene denunciano i “vizi” della società contemporanea, dal consumismo dilagante agli episodi di violenza di cui purtroppo leggiamo sempre più spesso sulle pagine dei quotidiani.
La maestosa eleganza della tigre, la bellezza dei colori e della “grafica” del suo manto e soprattutto la sua grande abilità nel mimetizzarsi sono il tema della collezione di tappeti “Wild Furs” di I+I. Ogni designer e artista invitato ad aderire al progetto ha declinato il tema a suo modo… e io mi diverto provando a dare delle interpretazioni di alcuni dei soggetti della collezione. Paolo Giordano ad esempio ritrae il muso della tigre (foto sopra) utilizzando un tratto irregolare: in questo modo la tigre si rivela solo quando si guarda il tappeto nel suo insieme da una certa distanza.
Nel tappeto di Nuala Goodman della tigre si vede solo la coda, un modo per esprimere la capacità del felino di muoversi velocemente e sparire nella vegetazione.
Alex Davis declina il tema in modo ironico facendo il verso ai tappeti da safari fatti con la pelle dell’animale: in questo caso con un effetto positivo/negativo la tigre è già scappata e di lei rimane solo una sagoma bianca.
Setsu+Shinobu Ito interpretano l’abilità di mimetizzarsi della tigre ancora in un altro modo: la tigre si confonde nella vegetazione assumendo addirittura la forma delle foglie… ma la tigratura rimane rivelando la sua pericolosa presenza. Tutti i tappeti della collezione “Wild Furs” sono realizzati in edizione limitata con materiali pregiati.