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The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

the Budapest Café by Biasol

The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

Come anticipato nell’articolo di ieri dedicato allo stile di Wes Anderson, oggi mostriamo le foto di un progetto di interior design che si ispira proprio ad uno dei film del regista texano.

Si tratta di “The Budapest Café”, un caffé nella città di Chengdu in Cina.

Battezzando il locale con questo nome, lo studio di design australiano Biasol che ha firmato il progetto evoca il film “The Grand Budapest Hotel” da cui ha preso spunto.

the Budapest Café by Biasol

Il cliente aveva specificatamente richiesto allo studio Biasol di disegnare uno spazio che si rivolgesse ad un target molto preciso:

le donne utilizzatrici di social media che amano la cultura del caffé.

Inoltre il locale doveva offrire un’esperienza che permettesse ai clienti di evadere dalla confusione della vita quotidiana.

Lo studio Biasol ha quindi pensato di progettare uno spazio che mettesse insieme l’atmosfera surreale e sorprendente dei film di Anderson con quella tipica dei caffé di Melbourne.

Come i personaggi nei set dei film del regista texano, gli ospiti del locale vengono coinvolti anche fisicamente dal design degli interni che li invita a interagire e a esplorare lo spazio.

the Budapest Café by Biasol

Geometria e simmetria

Questi due aspetti molto caratterizzanti dei film di Anderson sono protagonisti anche nel Budapest Café.

La linea spezzata degli scalini ricorre ovviamente nella rampa che porta sul soppalco ma anche su un lato del bancone e in scale interrotte che conducono in luoghi immaginari.

the Budapest Café by Biasol

Il tono giocoso e ironico di Anderson si avverte un po’ ovunque ma specialmente nella gradinata rivestita in graniglia che accoglie i tappeti/seduta rosa.

In cima alla gradinata rivestita in lastre di graniglia la poltrona sospesa Bubble Chair disegnata nel 1968 da Eero Aarnio domina il locale come se fosse un trono appeso sopra un palco.

the Budapest Café by Biasol

Le linee a zig zag delle scale contrastano con la rotondità degli archi che sormontano nicchie e porte.

I toni tenui del grigio che enfatizzano le forme geometriche degli elementi architettonici contrasta con i colori più accesi degli arredi.

Questa palette dal sapore vintage nostalgico sono un’altra evidente citazione dello stile del regista Wes Anderson.

Il carattere moderno e minimalista dell’ambiente viene ripreso anche nella grafica dell’insegna, del menu e dei materiali studiata ad hoc per il locale.

the Budapest Café by Biasol

Biasol

Lo studio Biasol ha sede a Melbourne e si occupa di design a 360° sviluppando progetti nel campo dell’architettura, dell’interior, del product e del branding design.

The Budapest Café di Biasol

The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

Loft firmato Valentí Albareda ricavato in un ex negozio a Barcellona

loft Valentí Albareda

Loft firmato Valentí Albareda

Questo loft in un edificio dell’inizio del XX secolo nel quartiere di Gracia a Barcellona era in origine un vecchio negozio di manufatti di gesso.

Lo spazio al piano terra composto solo di due stanze era abbandonato da molto tempo e, a causa delle poche aperture, era praticamente buio.

Nonostante ciò, grazie alle altezze dei soffitti, alla presenza di un piccolo patio interno e ad un locale nel retro, questo spazio poteva offrire delle potenzialità interessanti per la realizzazione di un’abitazione.

Il progetto del Loft firmato Valentí Albareda.

Descrizione del progetto

Per far sì che tutte le stanze della nuova casa potessero essere raggiunte dalla luce naturale, il patio è stato ampliato eliminando la separazione fra il negozio e il retro e alcune zone del livello superiore.

Il patio è diventato così il cuore della nuova casa che è costituita da un grande living, tre stanze e due bagni.

Per ragioni di privacy, è stato mantenuto solo un unico ingresso dal retro.

La porta e la vetrina sulla strada sono state chiuse schermandole in modo che la luce potesse continuare ad entrare.

loft Valentí Albareda

loft Valentí Albareda

La zona giorno

La zona giorno su sviluppa in lunghezza:

nella prima parte l’ingresso è stato delimitato da un elemento in esili tubolari metallici bianchi che richiamano il disegno del radiatore posizionato poco più avanti.

Lo stesso disegno ricorre anche nella struttura della libreria posizionata contro alla grande muratura a mattoni a vista di fronte alla zona ingresso.

loft Valentí Albareda

Proseguendo verso il patio interno si trovano in sequenza la zona salotto e poi la zona pranzo con cucina a vista dotata di grande bancone a isola che integra anche il tavolo.

La muratura con mattoni a vista e le travi in legno del soffitto danno all’interno un sapore rustico che viene stemperato dall’eleganza del parquet posato a spina di pesce.

Nella zona cucina il parquet lascia spazio al battuto in cemento che dà una nota di modernità.

loft Valentí Albareda

Sfruttando l’altezza della zona giorno, è stato ricavato un soppalco con struttura metallica di soli 6 cm e un pavimento in legno massello, dove trova posto una stanza chiusa da una grande vetrata.

Accanto al blocco cucina, la scala che conduce al soppalco è realizzata con un “nastro” di lamiera piegata verniciata di nero.

Il mancorrente della scala (che è un elemento strutturale di appoggio della scala stessa) è un segno geometrico molto particolare che caratterizza fortemente l’ambiente.

loft Valentí Albareda

La zona cucina è illuminata da due grandi porte vetrate che si aprono sul patio pavimentato con doghe in legno.

La zona notte

Dall’altro lato del patio “abitato ” al centro da un albero, si intravvede attraverso alle vetrate la camera da letto padronale con grande testiera che riprende il parquet della pavimentazione.

loft Valentí Albareda

Il bagno privato riservato a questa camera è caratterizzato da porzioni di muratura con mattoni a vista e dalla rubinetteria in rame.

loft Valentí Albareda

Il secondo bagno è invece vivacizzato da piastrelle con decori geometrici colorati che rimandano all’epoca dell’edificio.

Loft firmato Valentí Albareda

Loft firmato Valentí Albareda ricavato in un ex negozio a Barcellona

Viaggio a New York : colazione da Tiffany

tiffany blue box café

Viaggio a New York

Nell’articolo di ieri abbiamo parlato dell’iconico Tiffany Blue, il colore che ricorre ogni qualvolta Tiffany si esprime.

Non poteva quindi fare eccezione la decorazione del ristorante Blue Box Café ospitato al quarto piano del flagship store di Tiffany, al 727 della Fifth Avenue di New York.

Nella scena iniziale del film Colazione da Tiffany, Audrey Hepburn nei panni di Holly Golightly in abito da sera nero, perle e occhiali da sole gustava croissant e caffè guardando le vetrine di Tiffany.

Se capitate a New York potete emularla stando però comodamente seduti ad uno dei tavoli del Blue Box Café.

tiffany blue box café

Il design del Blue Box Café

Il design del ristorante, che gode di una bella vista su Central Park, è il primo grande progetto di Reed Krakoff, il direttore artistico della Maison.

Nello spazio, il colore marchio di fabbrica del prestigioso brand veste i divanetti in pelle, le poltroncine intorno ai tavoli e i piatti in porcellana.

Le pareti sono in parte decorate in Tiffany Blue e in parte rivestite di lastre di pietra amazzonite che si potrebbe descrivere come la versione naturale della nuance.

Al posto dei quadri, lo spazio è decorato con delle vetrine in miniatura dove sono esposti gli oggetti del desiderio firmati Tiffany.

tiffany blue box café

Il menu, che cambia a seconda delle stagioni, include delle proposte culinarie tutte in tema con la location:

ad esempio la “Fifth Avenue Salad” con aragosta e avocado e il sandwich C.L.T. che sono le iniziali del nome di “Charles Lewis Tiffany” ma anche degli ingredienti del’insalata: Chicken, Lettuce and Tomato.

Ma il pezzo forte è una piccola torta dedicata alle occasioni speciali che è fatta come una scatola Tiffany rivestita di glassa blu lucida e completata da un grande fiocco bianco.

Viaggio a New York

Il Blue Box Café è una full immersion nell’universo Tiffany:

fare colazione qui è un po’ come essere dentro a una delle esclusive scatole che contengono gli oggetti del desiderio Tiffany.

Viaggio a New York : colazione da Tiffany nel Blue Box Café

Nuovi materiali per il design di interni che hanno a cuore l’ambiente

plasticiet

Nuovi materiali per il design di interni che hanno a cuore l’ambiente

Finalmente i temi ambientali legati al rispetto della natura e all’utilizzo consapevole delle risorse sembrano entrare nella mentalità comune.

Probabilmente molte persone cominciano a rendersi conto della gravità della situazione e delle conseguenze dei nostri comportamenti sulle future generazioni.

Una dimostrazione che ciò sta accadendo è il crescente interesse delle aziende di tutti i settori verso questi temi.

Alle aziende che per prime hanno cavalcato questi temi nelle loro campagne promozionali ora devono adeguarsi anche le altre, e questo è un buon indicatore dell’evoluzione in corso nell’opinione pubblica.

In questo modo si crea un circolo virtuoso che accresce la sensibilità dell’opinione pubblica.

Nel campo dell’architettura e del design i temi ambientali sono da tempo uno stimolo all’adozione di nuovi modi di progettare e costruire e allo sviluppo di nuovi materiali.

A proposito di nuovi materiali, qui ne presentiamo uno.

plasticiet

Si tratta di Plasticiet, un materiale prodotto con gli scarti della plastica che è stato sviluppato dai due product designer Marten Middel e Joost Dingemans di Rotterdam.

Il materiale ha un aspetto che può ricordare la pietra e viene prodotto utilizzando un mix di tecniche industriali e artigianali.

Plasticiet è declinato in alcune varianti cromatiche e può essere usato nell’interior design e nella realizzazione di mobili.

plasticiet

plasticiet

plasticiet

Nuovi materiali per il design di interni

Questo nuovo materiale fa sì che gli scarti della plastica non vengano buttati via nei rifiuti ma vengano utilizzati per un tempo più lungo.

Nuovi materiali per il design di interni che hanno a cuore l’ambiente

Ufficio open space o ufficio suddiviso in stanze ?

Paul Crofts studio Fold7

Ufficio open space o ufficio suddiviso in stanze ?

In nome del lavoro di team e della condivisione, gli uffici suddivisi in stanze stanno diventando sempre più rari.

Il concetto di open space ebbe origine negli anni ’50.

Inizialmente adottato dalle grandi multinazionali, in seguito si è diffuso sempre di più anche nelle aziende medio-piccole.

Ufficio open space o ufficio suddiviso ? Plus e minus

E’ vero che entrambe le alternative hanno vantaggi e svantaggi, ma numerosi studi dimostrano che i grandi spazi di lavoro condivisi riducono la qualità del lavoro.

Il più grande plus dell’open space è senz’altro il contatto più vicino fra capo e dipendenti che, diminuendo la distanza psicologica, favorisce il lavoro di team, rafforza lo spirito di gruppo e stimola ognuno a svolgere al meglio la propria funzione.

Paul Crofts studio Fold7

Di contro nei grandi ambienti aperti la privacy è limitata e chi lavora è costretto ad una socializzazione forzata che è spesso difficile da gestire.

Il rumore continuo, le voci e le telefonate, il passaggio delle persone, le condizioni termiche e di illuminazione non sempre ideali per tutti non giovano certo al benessere e alla concentrazione.

Per quanto riguarda il rumore, alcuni studi provano che le conversazioni dei colleghi sono uno dei fattori principali di irritazione.

In particolare più che il volume delle voci, ciò che infastidisce è il contenuto semantico delle conversazioni che inevitabilmente distrae chi non è coinvolto nello scambio.

Paul Crofts studio Fold7

Ciò crea difficoltà di concentrazione, stanchezza precoce, irritabilità e scontentezza con un conseguente calo del rendimento e una diminuzione della qualità del lavoro.

Nonostante tutte queste considerazioni, per massimizzare l’utilizzo degli spazi e ridurre quindi i costi, le aziende adottano sempre più la soluzione open space anche quando il tipo di lavoro e la funzione svolta non richiederebbe necessariamente il lavoro in team.

Peccato che non venga considerato che il vantaggio economico viene compromesso da un calo di produttività dovuto proprio alle condizioni ambientali.

E non ultimo, che un ambiente di lavoro non ideale incide pesantemente sulla soddisfazione di chi lavora.

Paul Crofts studio Fold7

Se deve essere open space, allora almeno che sia fatto bene

Per limitare i problemi negli uffici condivisi, l’open space deve essere progettato tenendo conto di molti fattori che vanno ben al di là degli aspetti estetici.

Ad esempio, le singole postazioni devono avere determinate dimensioni e devono essere rese disponibili delle zone tranquille e silenziose separate dallo spazio condiviso in cui le persone possano ricaricarsi.

Ufficio open space o ufficio suddiviso

Paul Crofts studio Fold7

Per quanto riguarda il miglioramento del comfort acustico, un’ottima soluzione è posizionare dei pannelli fonoassorbenti nell’ambiente.

A seconda delle caratteristiche specifiche dello spazio, si potranno utilizzare pannelli fonoassorbenti a soffitto, a parete e come divisori fra le scrivanie.

Questi ultimi potranno anche avere la funzione di aumentare la privacy delle postazioni.

Le immagini mostrate in questo articolo si riferiscono al progetto realizzato da Paul Crofts Studio per la sede londinese dell’agenzia pubblicitaria Fold 7.

In questo progetto sono state adottate tutte le misure per migliorare le condizioni dell’ambiente lavorativo.

Ufficio open space o ufficio suddiviso in stanze ?