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Stufa Speetbox by Starck : il sistema componibile che riscalda

stufa a legna Speetbox

Stufa Speetbox by Starck : il sistema componibile che riscalda

Speetbox disegnata da Philippe Starck per l’azienda francese Speeta è un concetto innovativo che evolve la classica stufa a legna.

Alle alte prestazioni nel riscaldamento degli ambienti, Speetbox aggiunge anche un design moderno e personalizzabile.

Il design

Speetbox è un sistema modulare costituito da cubi che permette la massima personalizzazione in funzione delle esigenze e delle dimensioni dell’ambiente.

stufa a legna Speetbox

Intorno al modulo fuoco e al modulo elettronico si possono aggiungere il cubo per essiccare la legna e il cubo che contiene i ciottoli.

Questi due cubi possono essere utilizzati come libreria o come mensola per i libri ma anche come seduta se dotati di cuscino.

stufa a legna Speetbox

Le prestazioni

Il riscaldamento con le stufe a legna è ecocompatibile perché non produce gas serra.

Per quanto riguarda l’emissione dei fumi, la tecnologia innovativa di Speetbox rispetta le norme vigenti e garantisce un buon rendimento con consumi di energia limitati.

stufa a legna Speetbox

Speetbox funziona con o senza elettricità e garantisce un rendimento superiore alle stufe a legna classiche e ai caminetti tradizionali.

Il focolare può bruciare ceppi di 30 cm di lunghezza.

Un accumulatore immagazzina il calore durante il funzionamento della stufa.

Rispetto alle stufe tradizionali che rilasciano il calore solo per qualche ora, Speetbox lo rilascia gradualmente dopo lo spegnimento per ben 12 ore.

Stufa Speetbox by Starck

La quantità di polveri è 3 volte inferiore rispetto a una stufa classica e ben 150 volte inferiore rispetto a un caminetto.

La combustione e il rilascio del calore vengono ottimizzati grazie al sistema SPEETbooster di assistenza elettronica all’accensione.

Tutte le prestazioni e i diversi parametri sono programmabili e controllabili a distanza con una apposita App disponibile su Android e presto anche sull’AppStore.

Stufa Speetbox by Starck : il sistema componibile che riscalda

Illuminazione tecnica ed essenziale : sistema Pista

sistema Pista Modular

Illuminazione tecnica ed essenziale : sistema Pista

La tipologia degli apparecchi illuminanti può cambiare completamente il carattere di un ambiente.

Se si desidera dare maggiore protagonismo alla luce più che alle lampade, si può scegliere un sistema tecnico componibile ed esteticamente neutro basato su binari.

In questo caso l’importante è sceglierne uno che sia versatile per poter creare il tipo di illuminazione corretta nelle diverse zone dell’ambiente mantenendo un design univoco.

sistema Pista Modular

sistema Pista Modular

Pista di Modular Lighting è esattamente questo: un sistema completamente personalizzabile sia nella lunghezza che nella configurazione.

Il sistema magnetico basato sull’esile binario da 20 mm consente di creare linee continue anche molto lunghe combinando moduli che misurano fino a 2,5 metri.

sistema Pista Modular

sistema Pista Modular

Le diverse configurazioni permettono di creare il tipo di illuminazione giusta:

indiretta con LED lineare per illuminare l’ambiente nel suo insieme oppure diretta con spot per concentrare l’illuminazione in una zona soltanto.

Ma non solo: il sistema Pista permette di combinare entrambe queste modalità di illuminazione su un unico binario.

Quest’ultimo può essere incassato, ancorato a soffitto e a parete oppure sospeso con cavetti.

In caso di incasso, occorre prevedere gli opportuni alloggiamenti nel corso della ristrutturazione.

Al binario possono essere aggiunti faretti di diverse forme oppure sospensioni per fare una scelta illuminotecnica ed estetica davvero personalizzata.

sistema Pista Modular

 

sistema Pista Modular

Facendo scorrere le diverse unità nelle guide magnetiche, si può modulare la luce con precisione… o cambiare tutto se cambia la posizione dell’arredamento.

La finitura dei binari e delle diverse unità può essere nera per un effetto più grafico oppure bianca per scomparire quasi completamente nell’ambiente.

Illuminazione tecnica ed essenziale

Illuminazione tecnica ed essenziale : sistema Pista

Contaminazioni fra arte e design : le scale di Escher in un hotel

interno Studio 10

Contaminazioni fra arte e design : le scale di Escher in un hotel

Nell’articolo di oggi continuiamo a parlare di contaminazioni fra arte e design.

Nel progetto di interni di cui abbiamo parlato venerdì l’ispirazione veniva dal cinema.

Oggi invece mostriamo un progetto che si ispira all’arte.

Si tratta del ridisegno degli interni di un hotel in Cina ad opera dello Studio 10 che evoca le opere surrealiste di Maurits Cornelis Escher.

interno Studio 10

L’artista olandese disegnava spazi immaginari che lui stesso definiva “costruzioni impossibili”.

I designer dello Studio 10 hanno quindi scelto una sfida tutt’altro che facile per disegnare due delle dieci camere dell’albergo Other Place Hotel Guilin.

La frase di Escher

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile”

sembra quasi un invito a provarci.

interno Studio 10

Osservando le affascinanti litografie di Escher si prova una sensazione di straniamento perché mancano i punti di riferimento a cui siamo abituati:

l’alto e il basso, la sinistra e la destra si perdono in spazi infiniti percorsi da una selva di scale senza inizio né fine.

La moltiplicazione di elementi architettonici confonde la mente e la moltitudine di porte e finestre suggerisce la presenza di luoghi segreti.

Con questi spazi onirici Escher stimola una riflessione su ciò che è reale e ciò che è solo apparenza.

interno Studio 10

Il progetto di interior design di Studio 10

Per suscitare la sensazione di disorientamento tipica delle immagini di Escher i designer dello studio cinese Studio 10 hanno giocato prevalentemente su tre fattori: il colore, la luce e l’essenzialità.

Il colore, rosa pallido per la camera Dream e verde intenso per la camera Maze, veste internamente lo spazio creando un involucro omogeneo dove pareti, pavimenti e soffitti si confondono.

interno Studio 10

La luce indiretta che bagna tutto lo spazio è emanata da apparecchi e strisce LED completamente nascosti in scuretti creati nelle murature o nel contorno di finte porte.

La combinazione di colore e luce crea un’atmosfera surreale e rarefatta.

L’essenzialità è il terzo ingrediente:

gli arredi avrebbero costituito dei punti di riferimento quindi sono stati limitati solo a ciò che è davvero indispensabile.

Dentro alle “scatole” colorate sono state costruite le stanze e un certo numero di scale, alcune effettivamente utili e altre solo scenografiche che portano a finte porte nere o dorate.

interno Studio 10

Shi Zhou, fondatore dello Studio 10 è da sempre un estimatore di Escher.

Il progetto per l’albergo Other Place Hotel Guilin prende spunto da una delle architetture impossibili più celebri di Escher, la litografia del Belvedere.

interno Studio 10

Qualche curiosità su Maurits Cornelis Escher

Nato nel 1898, l’incisore e grafico olandese Escher dal 1923 al 1935 vive a Roma.

Durante la sua permanenza in Italia l’artista, che ricorda il periodo come i migliori anni della sua vita, viaggia molto per trovare ispirazioni nei paesaggi.

In particolare lo colpiscono le particolari strutture dei piccoli borghi della Calabria e della Sicilia.

A causa della difficile situazione politica causata dal fascismo, Escher si trasferisce in Svizzera e poi, negli anni ’40, in Belgio e in Olanda.

Nei paesaggi di questi Paesi Escher non trova grande ispirazione, quindi da realistica la sua produzione artistica diventa una surreale rappresentazione del suo mondo interiore.

interno Studio 10

Le opere di Escher fatte di simmetrie e paradossi geometrici hanno molto a che fare con la matematica.

Forse anche grazie alle molte amicizie che l’artista ha stretto con diversi matematici.

Gli spazi deformati e i mondi alternativi di Escher furono molto apprezzati dalla controcultura dell’epoca, tanto è vero che Mick Jagger chiede all’artista di creare un’opera per una copertina di un album dei Rolling Stones.

Escher però rifiutò probabilmente infastidito dalla eccessiva informalità con la quale Mick Jagger gli si era rivolto.

Contaminazioni fra arte e design

Contaminazioni fra arte e design : le scale di Escher in un hotel

The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

the Budapest Café by Biasol

The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

Come anticipato nell’articolo di ieri dedicato allo stile di Wes Anderson, oggi mostriamo le foto di un progetto di interior design che si ispira proprio ad uno dei film del regista texano.

Si tratta di “The Budapest Café”, un caffé nella città di Chengdu in Cina.

Battezzando il locale con questo nome, lo studio di design australiano Biasol che ha firmato il progetto evoca il film “The Grand Budapest Hotel” da cui ha preso spunto.

the Budapest Café by Biasol

Il cliente aveva specificatamente richiesto allo studio Biasol di disegnare uno spazio che si rivolgesse ad un target molto preciso:

le donne utilizzatrici di social media che amano la cultura del caffé.

Inoltre il locale doveva offrire un’esperienza che permettesse ai clienti di evadere dalla confusione della vita quotidiana.

Lo studio Biasol ha quindi pensato di progettare uno spazio che mettesse insieme l’atmosfera surreale e sorprendente dei film di Anderson con quella tipica dei caffé di Melbourne.

Come i personaggi nei set dei film del regista texano, gli ospiti del locale vengono coinvolti anche fisicamente dal design degli interni che li invita a interagire e a esplorare lo spazio.

the Budapest Café by Biasol

Geometria e simmetria

Questi due aspetti molto caratterizzanti dei film di Anderson sono protagonisti anche nel Budapest Café.

La linea spezzata degli scalini ricorre ovviamente nella rampa che porta sul soppalco ma anche su un lato del bancone e in scale interrotte che conducono in luoghi immaginari.

the Budapest Café by Biasol

Il tono giocoso e ironico di Anderson si avverte un po’ ovunque ma specialmente nella gradinata rivestita in graniglia che accoglie i tappeti/seduta rosa.

In cima alla gradinata rivestita in lastre di graniglia la poltrona sospesa Bubble Chair disegnata nel 1968 da Eero Aarnio domina il locale come se fosse un trono appeso sopra un palco.

the Budapest Café by Biasol

Le linee a zig zag delle scale contrastano con la rotondità degli archi che sormontano nicchie e porte.

I toni tenui del grigio che enfatizzano le forme geometriche degli elementi architettonici contrasta con i colori più accesi degli arredi.

Questa palette dal sapore vintage nostalgico sono un’altra evidente citazione dello stile del regista Wes Anderson.

Il carattere moderno e minimalista dell’ambiente viene ripreso anche nella grafica dell’insegna, del menu e dei materiali studiata ad hoc per il locale.

the Budapest Café by Biasol

Biasol

Lo studio Biasol ha sede a Melbourne e si occupa di design a 360° sviluppando progetti nel campo dell’architettura, dell’interior, del product e del branding design.

The Budapest Café di Biasol

The Budapest Café di Biasol cita i film di Wes Anderson

Film di Wes Anderson : perfezione geometrica e colori vintage

wes anderson colors

Film di Wes Anderson : perfezione geometrica e colori vintage

Il confine fra l’arte e il design è molto sfumato e fra questi mondi le contaminazioni sono infinite.

Nell’articolo di ieri, parlando di creatività, dicevamo che il cinema è una delle fonti di ispirazione più ricche per chi svolge una professione creativa.

Conoscete il regista americano Wes Anderson?

Fra i suoi film, che sono delle vere e proprie opere d’arte, ci sono ad esempio I Tenenbaum, Il treno per il Darjeeling, Fantastic Mr. Fox, The Gran Budapest Hotel e L’isola dei cani.

Film di Wes Anderson

Wes Anderson è un regista visionario che riesce a rendere cool anche ciò è passato di moda imprimendo a tutti i suoi film il suo “marchio di fabbrica”.

I film di Anderson hanno ispirato molti stilisti, scrittori, illustratori e designer.

Con la moda il regista ha un legame particolarmente stretto: alcune collezioni delle grandi firme sono chiaramente ispirate ai suoi film.

A sua volta Anderson si è avvalso della collaborazione di alcune Maison di moda per creare gli accessori e gli outfit utilizzati nei suoi film.

Per marchi come Prada e H&M il regista texano ha anche diretto diversi spot pubblicitari.

Anderson ha anche una grande passione per l’architettura e il design di interni, tanto è vero che il progetto del Bar della Luce ospitato negli spazi della Fondazione Prada a Milano porta la sua firma (foto sotto).

Bar della Luce fondazione prada

Bar della Luce fondazione prada

Perché lo stile di Wes Anderson è così “contagioso”?

Wes Anderson ha uno stile inconfondibile difficile da descrivere: i suoi film raffinati ed eleganti hanno un tono surreale, poetico e ironico.

Pur essendo eccentriche, le storie sono credibili e i personaggi, sempre molto originali, sono costruiti con una grande cura nell’aspetto psicologico, nella fisionomia e nei costumi che Anderson studia personalmente.

Wes Anderson è un creatore di luoghi e “non-luoghi” fantastici.

Le scenografie originali e vistose descrivono un mondo glamour vintage affascinante che evoca gli anni Sessanta e Settanta con una vena di malinconica nostalgia.

Gli edifici, gli interni, gli oggetti e anche i mezzi di trasporto hanno un ruolo molto rilevante nelle storie di Anderson perché contribuiscono a tratteggiare la personalità dei personaggi e il mondo in cui si muovono.

Wes Anderson colors

Al sapore vintage dei film contribuiscono notevolmente i colori molto intensi o polverosi che rendono preziosa ogni scena come un dipinto.

Nel video “Wes Anderson’s Color” che vedete qui sotto, Andrés Peña mette in sequenza le scene dei film di Wes Anderson inserendo al piede di ognuna la palette cromatica corrispondente.

Wes Anderson / Color from Andrés Peña on Vimeo.

La geometria delle inquadrature

Un’altra caratteristica dello stile di Anderson è lo studio maniacale di ogni inquadratura dal punto di vista geometrico: la precisione delle simmetrie e delle centrature è impressionante.

Le location esterne e gli interni dove sono girate le scene dei film di Wes Anderson sono studiate per permettere di creare queste simmetrie.

Questa particolarità estetica è stata messa in evidenza dai video realizzati da Kogonada, un filmmaker di origine Sud Koreana che ha anche analizzato lo stile di altri registi.

Nel video di Kogonaga “Wes Anderson / Centered” che vedete qui sotto, la simmetria delle scene viene evidenziata con una linea tratteggiata bianca.

Wes Anderson // Centered from kogonada on Vimeo.

Se vi interessa vedere un progetto di interni che si ispira proprio allo stile di Wes Anderson, ne parleremo nell’articolo di domani.

The Grand Budapest Hotel

Film di Wes Anderson : perfezione geometrica e colori vintage