Il brand Tecnografica Italian Wallcoverings ha presentato una capsule collection di carte da parati con decori che mettono insieme la geometria e l’architettura.
I sette decori della collezione sono il risultato di uno studio dello spazio a cui viene data profondità attraverso blocchi di colore.
In questo articolo mostriamo le foto dei quattro decori Prisma, Area, Cubolibre e Forma.
Decoro Prisma
Le tonalità cromatiche in tinta unita degli incastri geometrici irregolari non sono piatte ma movimentate da chiaro scuri.
Questo effetto volutamente imperfetto richiama le texture materiche dei materiali utilizzati in architettura:
il cemento, la pittura muraria e il rivestimento delle pavimentazioni.
Decoro Area
Decoro Area
I colori molto particolari e ricercati sono i protagonisti della collezione:
il rosa tenue e il verde ottanio, l’arancione brillante e il grigio piombo, il giallo oro e il turchese, il blu carta da zucchero e il bordeaux.
Ogni decoro è proposto in una gamma di tonalità a contrasto.
Il trattamento pittorico tridimensionale che richiama i materiali dell’architettura fa sì che le carte da parati della collezione Architetture si abbinino con le
pavimentazioni creando un insieme armonico e vibrante.
Decoro Cubolibre
Decoro Cubolibre
Decoro Forma
L’azienda attiva dal 1992 diventa uno dei leader nel settore del design per l’industria ceramica.
In seguito, forte dell’esperienza e della competenza grafica, dà vita a Tecnografica Italian Wallcoverings per creare e produrre linee di carte da parati.
La tecnologia di rilevazione grafica e di stampa di ultima generazione garantisce una elevata qualità grafica.
Le carte da parati sono offerte in diverse finiture.
L’azienda offre un servizio grafico per la personalizzazione dei prodotti.
I prodotti sono biocompatibili e hanno caratteristiche ecologiche.
Tecnografica Italian Wallcoverings propone anche una linea di pannelli decorativi di grande formato (fino a 150×300 cm), a ridottissimo spessore.
La misura dei pannelli è personalizzabile in base alle esigenze del progetto.
Nuova capsule collection Architetture
Come suggerisce il nome, la poltrona Anish disegnata da Emanuele Magini per il brand Campeggi si ispira alle sculture dell’artista Anish Kapoor.
Sulla scia del concetto di “oggetto non-oggetto” caro a Anish Kapoor, Emanuele Magini descrive l’arredo come “la perfetta sintesi fra segno e funzione”.
Infatti a prima vista Anish è una forma tonda che non svela la sua funzione.
L’oggetto misterioso provoca la curiosità di chi lo osserva e invita a interagire.
Solo “sperimentando” l’oggetto o girandoci attorno si capisce che si tratta di una seduta.
Il designer Emanuele Magini racconta che l’utilizzatore sperimenta l’oggetto mettendo in luce il suo carattere:
chi è razionale lo studia con diffidenza e attenzione, chi è istintivo prova direttamente a saltarci sopra.
Il cerchio metallico dorato di Anish si appoggia a terra e mantiene in tensione un tessuto elastico blu che prende la forma del corpo di chi si siede.
La seduta a semicerchio con cuscino imbottito è sorretta da una struttura ad anelli ovali sovrapposti.
La poltrona protegge la privacy di chi si siede con la sua grande corolla che nello stesso tempo divide lo spazio.
Il carattere playful e trasformista del brand Campeggi si ritrova anche in Jet.
In questo caso però il concetto è completamente diverso: l’oggetto non è misterioso ma inganna perché non è ciò che appare.
Infatti quello che sembra essere un trolley è in realtà un pouf su ruote.
All’interno del finto trolley è contenuto un letto singolo gonfiabile.
Jet è quindi un arredo facilmente spostabile e molto funzionale pensato per disporre anche negli spazi piccoli di un letto aggiuntivo.
Le idee creative e trasformiste di Campeggi
Per la leggerezza, i colori cagianti e soprattutto per la loro delicatezza che le fa esistere solo per pochi secondi, le bolle di sapone incantano piccoli e grandi.
Lo studio svedese Front ha inventato una lampada poetica che ha come paralume una bolla di sapone.
Surface Tension Lamp è la più effimera delle lampade:
nelle 50.000 ore di vita della sorgente LED, la lampada produce 3 milioni di bolle di sapone con un effetto di forme e sfumature sempre diverse.
La lampada è stata sviluppata in collaborazione con Loligo.
Il designer Ota Svoboda ha creato per Bomma la lampada Soap con la tecnica artigianale del vetro soffiato.
Nei volumi irregolari e nei colori cangianti ogni pezzo è diverso dall’altro: la sospensione è infatti realizzata artigianalmente senza l’utilizzo di stampi.
La lampada Soap è proposta in due dimensioni.
Lampade leggere come le bolle di sapone
A Londra lo studio Surman Weston ha trasformato una chiesa metodista vittoriana in un open space dedicato al co-working.
Agli architetti è stato richiesto un progetto in grado di soddisfare un duplice obiettivo:
lo spazio, inizialmente adibito a ufficio co-working, dovrà successivamente poter essere convertito in abitazione.
I progettisti hanno quindi sviluppato un progetto versatile in grado di rispondere contemporaneamente a queste due funzioni.
Sfruttando l’altezza dell’edificio, sono stati inseriti due soppalchi che guardano entrambi sulla zona centrale vuota.
Gli interventi di ristrutturazione si inseriscono nello spazio come se fossero dei grandi arredi.
In questo modo l’impianto architettonico dell’edificio rimane visibile.
Per isolare uno dei soppalchi senza privarlo della luce, è stata inserita una grande vetrata a scacchi colorati che segue l’andamento delle capriate sotto al tetto a due falde.
La vetrata colorata evoca la storia dell’edificio e la precedente destinazione d’uso come luogo di culto.
Il motivo a scacchi che ritorna nei parapetti a tutta altezza di una delle scale che portano ai soppalchi, funziona come elemento di raccordo con la vetrata superiore.
La rampa seghettata che non scende fino a terra rende il blocco scala visivamente leggero.
La scala gemella ha invece una struttura più tradizionale.
Per illuminare ulteriormente lo spazio le murature, i pannelli acustici a soffitto e le capriate in legno originali, dopo essere state sabbiate, sono stati tutti decorati di bianco.
La pavimentazione in rovere con finitura a olio contribuisce a rendere l’atmosfera rilassante e accogliente.
L’open space al piano inferiore è stato arredato con scrivanie e con una grande libreria sulla muratura di fondo.
Successivamente questo spazio aperto diventerà la zona giorno con salotto e tavolo da pranzo.
La cucina e il bagno sono stati posizionati sotto ai soppalchi ora adibiti a studio e sala riunione.
Questi ambienti diventeranno la camera da letto principale e lo studio dell’abitazione.
Attualmente lo studio di architettura e design Surman Weston fondato da Tom Surman e Percy Weston condivide lo spazio con altri professionisti che si occupano di grafica e comunicazione.
Chiesa vittoriana trasformata in spazio co-working
Gio Ponti è stato uno dei maggiori architetti e designer italiani del XX secolo.
Il grande maestro era un estimatore dell’artigianato italiano a cui riconosceva valori unici.
Tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’70 Gio Ponti visitò spesso Salerno.
Durante i soggiorni in questa città frequentò il laboratorio della ex Ceramica D’Agostino di cui ammirava le produzioni.
Per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento, nei primi anni ’60 l’architetto disegnò la collezione “Blu Ponti”.
I 33 decori bianchi e blu reinterpretavano l’arte ceramica tipica del territorio con disegni geometrici e naturalistici in tante varianti.
Dopo quasi sessanta anni gli Eredi Ponti hanno concesso la licenza esclusiva per la riproduzione della collezione “Blu Ponti” all’azienda Ceramica Francesco di Maio.
Oltre alla riedizione della versione originale sui toni del blu, l’azienda propone la collezione anche nei quattro colori verde, giallo, nero e rosso nei formati 20×20 cm e 53×53 cm.
Le cinque tonalità possono essere utilizzate separatamente oppure in combinazioni miste.
La collezione di maioliche Blu Ponti è espressione della qualità del fatto a mano Made in Italy.
Collezione di maioliche Blu Ponti di Gio Ponti