Le lampade tecniche con bracci snodati e calotte orientabili sono ritornate di gran moda ed è quasi impossibile non incontrarne una nelle foto dei più bei progetti di interior design. Accanto a quelle più recenti ed innovative, ci sono le lampade industriali disegnate all’inizio del ‘900. La Lampe Gras è una di queste. Semplice, ergonomica, robusta ed estremamente funzionale, la serie di lampade Lampe Gras è un’icona del design del XX secolo. Creata nel 1922 dal designer francese Bernard-Albin Gras per gli uffici e i laboratori industriali, fu notata da Le Corbusier che la scelse per il suo studio e la inserì in molti dei suoi progetti. Da quel momento in poi la Lampe Gras si diffuse velocemente in tutto il mondo. Costruita senza viti e senza saldature, la Lampe Gras oggi prodotta da DCW Edition, è un vero e proprio sistema costituito da tantissimi modelli: da tavolo, a soffitto, da terra, a parete, a braccio, con morsetto per la scrivania… Fra i tantissimi modelli, proposti in diverse finiture, è davvero impossibile non trovare il più corretto per creare la fonte di illuminazione più adatta a seconda dello specifico spazio e utilizzo. L’estetica semplice e senza tempo di Lampe Gras si ambienta benissimo in ambienti arredati in qualsiasi stile: moderno, classico, contemporaneo, industriale…
In un edificio anni Venti nel centro di Milano lo studio Nomade Architettura ha ristrutturato un appartamento mettendone in risalto i particolari d’epoca in un’atmosfera total white. Il progetto, che rivisita in modo attuale lo stile classico, ha reso visibilmente comunicanti gli spazi della casa compatibilmente con la struttura delle murature portanti dell’edificio. Nella libreria su misura che riveste un’intera parete del salotto è stato integrato un camino in marmo Portoro sormontato da uno specchio-tv in cornice dorata. I toni grigio scuri delle venature del marmo emergono nel candore dell’ambiente e creano un contrasto con il rosso acceso dei divani. Anche la cucina è stata studiata secondo un gusto classico: la pavimentazione è stata realizzata con una miscela di marmi diversi in modo da ricreare il disegno del parquet ottocentesco presente nel resto dell’appartamento mentre l’arredamento riprende la tradizione delle antiche cucine delle ville fiorentine. Un lampadario in cristallo di Boemia completa l’ambientazione. La camera da letto che comunica direttamente con il soggiorno e il bagno è caratterizzata da una particolare seduta a doppio schienale rivestita in velluto turchese. Una boiserie bianca ritmata da cornici riveste le pareti dell’ampio bagno illuminato da un lampadario di Murano e dotato di grande doccia interamente rivestita in marmo di Carrara come la pavimentazione. Lo studio Nomade Architettura fondato da Selina Bertola ha sede a Milano e cura progetti di interior design che riguardano spazi abitativi e commerciali.
Le librerie Water e Sleet dello studio giapponese Junpei Tamaki hanno in comune l’estrema leggerezza. Anche gli ingredienti sono gli stessi: montanti esili, ripiani ultrasottili e total white. Il design però non potrebbe essere più diverso: tratti rettilinei per l’una, spirale e cerchi per l’altra. La differenza nasce dalle idee che hanno ispirato i due progetti. Water si ispira ai rivoli di una cascata che cade in uno specchio d’acqua; proprio come l’acqua che rompe cadendo la superficie liscia del lago, alcuni dei montanti creano dei morbidi fori nei punti in cui trapassano i ripiani. Il disegno di Sleet (nevischio) invece riproduce il movimento a spirale che fanno i fiocchi di neve. Le due idee poetiche legate all’osservazione della natura producono esercizi sulla forma che danno luogo a risultati molto diversi. Le librerie Water e Sleet fanno parte dell’elegante collezione presentata dallo studio giapponese Junpei Tamaki all’ultima edizione del Salone Satellite di Milano, la sezione del Salone del Mobile dedicata ai giovani designer.
Il sofisticato JZ tea trolley, attualmente rieditato da Espasso, fu disegnato nel 1950 dal polacco Jorge Zalszupin. L’abbinamento dei materiali e il disegno particolare caratterizzato dalle superfici piegate ad angolo e dalla leggerezza delle ruote dorate rendono questo carrello estremamente elegante. Jorge Zalszupin emigrò dopo la seconda guerra mondiale in Brasile dove il fermento del periodo postbellico creò le premesse ideali per il fiorire dell’architettura contemporanea. Zalszupin fu uno dei fondatori di Atelier, un collettivo formato da architetti, ingegneri e artigiani che realizzarono negli anni ’60 e ’70 importanti progetti che ancora oggi sono considerati fra le manifestazioni più interessanti del modernismo.
Memoire di Jakub Zak invece è una realizzazione recente. L’eleganza essenziale di questo appendiabiti in alluminio verniciato a polvere evoca lo stile Art Deco reintepretato in chiave contemporanea. Gli incroci delle linee geometriche sono scanditi da elementi tondi in oro di diametro variabile.
Oltre ad una funzione prettamente funzionale l’illuminazione ha la capacità di caratterizzare fortemente lo spazio cambiandone l’atmosfera e creando emozioni. Grazie alla continua ricerca tecnologica e alla collaborazione con molti designer, l’azienda di Barcellona Vibia propone prodotti molto creativi che sono fonte di ispirazione per personalizzare ambienti abitativi e pubblici. In questo post parliamo di alcune bellissime soluzioni “Wall Art” di Vibia: con i componenti di questi sistemi si possono creare infinite composizioni che, creando giochi di luci e ombre suggestivi e tridimensionali, vestono la parete come veri e propri “quadri di luce”.
Il sistema Puck Wall Art (foto sopra) del designer Jordi Vilardell è costituito da due elementi a disco di diametro diverso con cui si possono creare combinazioni scultoree molto suggestive che emanano una morbida luce indiretta.
Inizialmente pensata come lampione da giardino, Set del designer Josep Lluis Xuclà si è poi evoluta per diventare un breve “tratto di luce” con cui creare composizioni molto decorative anche negli interni.
Sparks di Arik Levy, in colore visone e grigio antracite, è una lampada che proietta linee di luce per disegnare sulla parete incroci geometrici che ricordano il minimalismo asciutto della grafia giapponese.
Origami di Ramón Esteve nei colori laccato bianco, ruggine o verde ruggine opaco, è una applique da esterni; le stropicciature delle superfici che sembrano leggeri fogli di carta ricordano appunto l’arte dell’origami.